Reggio Emilia: la città e la sua storia...
Per approfondire
Grazie a ritrovamenti archeologici, nei dintorni della città, si è potuto risalire ai primi insediamenti presenti a Reggio Emilia, fondata nel 175 a.C. come punto itinerante equidistante dalle due colonie di Modena e Parma. E’ il conte Emilio Lepido che dà il nome alla città, fondatore della Via Emilia. E’ la strada uno degli elementi più importanti poiché è simbolo del nuovo insediamento urbano. Nei primi anni riesce a portare avanti un’attività economica fiorente, fino alle invasioni barbariche.
La caduta dell’impero romano causa una riduzione dell’assetto urbano con la distruzione delle strutture della città e dell’ordinamento socio-economico. A questo punto la città si concentra nel “castrum vescovile” piccola zona fortificata che comprendeva piazza Grande, il Duomo, il Palazzo vescovile, la basilica di S. Prospero. Si assiste ad una nuova espansione solo verso la fine del XI, periodo in cui si espande nel borgo di Santa Croce, San Pietro, San Nazario e con la presenza di insediamenti stanziati per lo più lungo la sponda sinistra del torrente. Tra il 1199 e il 1314 diventa Comune e viene edificata la cinta muraria di particolare interesse perché fa assumere alla città la caratteristica forma esagonale che oggi delimita il centro storico.
L’ingresso di Reggio Emilia nello Stato di Ferrara pone fine alle continue lotte civili e alle signorie che si susseguivano da secoli. Durante il periodo estense si assiste ad una arricchimento architettonico nel quale si notano anche influssi ferraresi, periodo propizio anche per il commercio che vede la nascita dell’industria della seta con prodotti che raggiungono primati e notorietà europee. Nel 1570 nella riforma delle fortificazioni, precisamente nell’esecuzione della Tagliata, si assiste alla completa distruzione di tutto ciò che si trova nel raggio di 600 metri dalle mura e una nuova deviazione del torrente Cròstolo nell’alveo attuale. Ad aggravare la situazione c’è il trasferimento della corte estense a Modena accentuando il disagio sia nell’economia, che mantiene aspetti tradizionali, sia nella città stessa posta in secondo piano rispetto a Modena.
Per tutto il Seicento assistiamo alla realizzazione di una sola opera : il santuario della Beata Vergine della Ghiara. Una lenta ripresa si avrà solo in seguito all’avvio delle riforme dell’assolutismo illuminato, ma una reale risalita si avrà solo con la caduta del governo estense e con la proclamazione della Repubblica cispadana. La famiglia Marchelli è protagonista dell’Ottocento reggiano introducendo un ostile neoclassico come linguaggio ufficiale dell’architettura pubblica. Sempre nell’Ottocento vengono realizzati il Teatro municipale e i giardini pubblici.
Solo nel Novecento la città rifiorisce differenziando la destinazione delle zone urbane: nel centro storico vengono concentrate le funzioni commerciali e direzionali, nella periferia sud i nuovi quartieri residenziali, a nord i tracciati ferroviari. Motivo di maggior profitto economico sono le Officine Meccaniche Reggiane, per i potenziamento del vicino aeroporto.
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