L'entroterra emiliano
La pianura emiliana
Autore: Chiara Sibona
A sud l’Appennino, a nord il fiume Po, la pianura emiliana si estende dalla provincia di Piacenza a quella di Ferrara fino alle ultime propaggini della costa. L’assetto territoriale è costituito da una netta concatenazione di fiumi strade e canali, collegamenti con i centri storici, le sparse dimore e l’alternarsi del diversificato paesaggio dei campi, elemento cardine per diffusione dell’agricoltura che ha caratterizzato tutta l’organizzazione territoriale. Tipologia e distribuzione dell’insegnamento, varietà del paesaggio agrario, i sistemi di comunicazione, toponomastica, organizzazione ecclesiastica e civile del territorio sono fortemente influenzati dalla ricchezza delle acque, l’elevata quantità di fiumi, torrenti, che sono caratteristica peculiare di tale zona.
I primi insediamenti risalgono al periodo neolitico caratterizzati da villaggi costituiti da palafitte e capanne di paglia e fango seccato. Strutture dette “terramare” si trovano nell’età del Bronzo, sono delle abitazioni protette da ingenti argini di terra, tracce di tali strutture si ritrovano tra Parma e Modena. Dal ritrovamento della necropoli a Villanova di Castenaso ha origine il nome della cultura villanoviana, e la presenza etrusca si estende lungo tutto il lembo di terra compreso tra la Secchia, il Santerno e il Po. La fondazione di Modena e Parma, Fidenza e Fiorenzuola, Reggio e Bologna avviene in tempi molto brevi distribuite sull’asse della via Emilia. La base territoriale della regione prende le sue radici durante il periodo di dominazione romana con le geometriche ripartizioni della centuriazione romana, infatti con la riforma del 215 si definì la parte occidentale come Aemilia.
Autore: Chiara Sibona
Ben presto la crisi prende il sopravvento con devastazioni e carestie causando forti ripercussioni sull’assetto paesaggistico della pianura facendo avanzare il bosco, le acque, e le zone incolte. La linea formata dal fiume Panaro, Modena e Bologna formarono, per molti secoli, la linea di demarcazione tra le terre sotto il potere dell’esarcato, Ravenna e della Longombardia. Grazie all’intervento dei grandi monasteri benedettini ci fu una ripresa graduale in seguito ad azioni di bonifica, mentre la presenza della casata dei Canossa avvia un breve periodo di unificazione che verrà infranto con la morte della contessa Matilde. La ripresa e i primi segni di coesione favoriscono la formazione de Comuni, la formazione di nuovi insediamenti nelle zone di media e bassa pianura.
Da questo momento in poi, sia i Comuni che le Signorie acquistano sempre più potere favorendo la formazione di nuove fortificazioni di rocche, nuovi borghi e castelli. Gli Estensi a Modena, Reggio e Ferrara, i Visconti, gli Sforza e Infine i Farnese a Piacenza e Parma compaiono sulla scena emiliana a partire dal XIV secolo. Nello stesso periodo si consolidano anche i piccoli domini e feudi tra i quali: i Pallavicino a Busseto, Cortemaggiore, Fidenza e Fiorenzuola, i Gonzaga a Novellara e Guastalla e i Da Correggio a Correggio, i Pico a Mirandola. Grazie alla rivoluzione agronomica del XVIII secolo la regione vede una forte ripresa economica grazie alla produzione nei frutteti, la coltura della canapa, le risaie e il seminativo.
L’Appennino emiliano
Un lembo di terra di circa 40-50 km, distribuito parallelamente rispetto alla Via Emilia, costituisce il limite geografico meridionale della Pianura Padana, formato per la maggior parte da terreni terziari. Detto tosco-emiliano nella zona orientale del passo della Cisa e ligure ad occidente. Il territorio presenta sulla dorsale una catena di crinali mentre, scendendo verso valle si distendono profili delle colline fino a raggiungere l’alta pianura. Un vasto territorio che presenta molti parchi regionali a testimonianza della conservazione di magnifici paesaggi naturali. Molteplici sono anche gli avvenimenti storici che hanno segnato questa terre caratterizzate da cinque provincie: Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza.
Aree archeologiche più importanti sono Misa e Velleia mentre dominazioni liguri etrusche e romane colonizzarono i centri più estesi della valle. Una netta rete di borghi fortificati, ospedali e abbazie, resti, ruderi che collocano la definizione dell’assetto urbano nell’alto medioevo. Mentre la definizione politico amministrativa si ha a partire dal XVI secolo con la nascita dei ducati emiliani e delle legazioni, nonostante ancor oggi parte delle terre dell’Alto Appennino sono possedimenti liguri e toscani. Proprio grazie alle regioni di confine si formò una fitta rete di scambi commerciali soprattutto commerci europei, in tal modo sui paesi di confine si istituirono grandi direttrici che favorirono collegamenti o la formazione di flussi di pellegrinaggi.
Tale assetto è stato mantenuto negli anni divenendo una rete di infrastrutture tra le più importanti della regione per i contatti tra il nord e sud dell’Emilia Romagna. A causa del fenomeno dell’immigrazione e il calo demografico si è assistito, a partire dal Novecento, a uno spopolamento di queste terre, mentre in collina si assiste ad un fenomeno inverso grazie anche alle attività produttive sviluppatesi in questa zone quali l’industria della ceramica.
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L’Appennino romagnolo
L’Appennino romagnolo, una fascia territoriale compresa tra il torrente Sellustra e il fiume Savio, che si estende per circa 100 km segnato da numerosi corsi d’acqua e valli e un terreno molto più morbido e pianeggiante rispetto alle elevate altitudini dell’Appennino emiliano.
Autore: Chiara Sibona
Grazie alla bassa altitudine e il clima mite, favorito dalla vicinanza del mare, si è sviluppata una ricca coltivazione di vite pregiata, alberi da frutta e olivo, mentre verso le valli è rigogliosa la presenza nei boschi di querce, castagni e faggi.
Sin in epoche remote queste zone, che presentavano una viabilità più agevole, sono state punti di collegamento privilegiate tra la Toscana e l’aerea padana. L’area dell’Appennino ha avuto un assetto territoriale definito solo nel medioevo che verrà in seguito rielaborato dal dominio fiorentino, opposto a quello della Chiesa.
Solo nel 1924 questi territori usciranno dal dominio fiorentino e dello Stato pontificio e inglobati nella provincia di Forlì. La presenta di tradizioni culturali differenti si riscontra nelle architetture dei borghi, un’area da un punto di vista economico marginale che negli ultimi anni sta riproponendo nuove prospettive nel campo della storia e della natura, oltre ai numerosi centri termali.
Modena
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